Qui e Ora
di Roland Schimmelpfennig
traduzione di: Umberto Gandini
in scena: Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani,
Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Gilberto Innocenti,
Clara Roberta Mori, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo.
regia: Andrea Collavino.
disegno luci: Luigi Biondi.
assistenza alla regia: Olga Mantegazza.
progetto vincitore del bando:
Studio Teatro 2018 - Teatro della Toscana - Teatro Nazionale
con il sostegno di:
Officine Papage
Evoè! Teatro
Teatro della Contraddizione
PimOff Milano
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DIAOLGHI-RESIDENZE a villa Manin/CSS
GALLERY
Un lungo tavolo imbandito in una sera d’estate, lampadine appese a un filo lo illuminano, intorno al tavolo gli invitati di un matrimonio in cui gli sposi hanno ormai cinquant’anni. Sia esso la ripetizione di un evento o l’evento stesso è spiegato dalla meccanica quantistica, non c’è passato, presente e futuro, c’è solo il qui e l’ora. Lo spaziotempo che è tra. Gli attori e le attrici dell’Amalgama tentano una sorta di salto generazionale nell’immaginare la propria esistenza in un'unica visione in cui si passa fluidamente dal passato al futuro e poi di nuovo al presente al passato al futuro senza soluzione di continuità.
Lo spazio si svuota e riempie continuamente, al centro è l’uomo e la natura il suo habitat.
Un uomo solo, appare da un bosco, davanti a noi, è scalzo, arruffato, con gli occhi sbarrati, in mano ha un corno d’oro, che cerca di suonare, vi riesce, poi scompare di nuovo nel folto dell’erba. Questa immagine è una delle tante che compaiono in qui e ora, una di quelle che comporranno lo spettacolo, in cui lo spettatore si immergerà in un divenire continuo e in cui la natura, il paesaggio, visto evocato vissuto, produce continue emozioni e diversi stati d’animo.
La scena è multiforme, come dicevo si svuota e riempie di continuo, cambiano le stagioni e i momenti del giorno. Si inizia dall’estate, ma incombe il piovoso autunno e poi la neve e dunque arriva di nuovo la primavera. Come ricreare questa natura, come offrire questa visione di un esterno vasto e odoroso di fieno appena tagliato?
Alla morte del suo carissimo amico Michele Besso, Albert Einstein scrive alla sorella e al figlio di Michele, sostenendo che la separazione tra passato, presente e futuro ha solo il significato di un’illusione. Ma poi aggiunge «per quanto tenace». Perché, se il tempo non esiste, noi umani siamo così tenacemente legati a questa illusione?
Andrea Collavino